Dal 20 luglio al 4 agosto Villa Ambiveri ha ospitato i corsi annuali della scuola iconografica di Seriate. Circa una ventina di corsisti, suddivisi in 4 gruppi in base al livello, ha lavorato intensamente sotto la guida dei maestri della scuola. Oltre che dal lavoro, le giornate sono state scandite dalla preghiera comune, dalla celebrazione dell’eucarestia e da momenti di convivialità. Inoltre, per tutti sono stati proposti seminari di approfondimento su vari temi: sulla figura di Andrej Rublev e di Suor Ioanna Rejtlinger, sull’arte della Cappadocia e l’iconografia del volto di Cristo, sulle recenti vicende legate all’icona della Trinità di Rublev. Domenica 30 luglio durante la celebrazione della liturgia bizantina si è tenuta la benedizione delle icone degli allievi. Ecco alcuni spunti del lavoro di queste settimane.
Il calco: imparare il segno dell’icona
I corsisti del primo anno si sono cimentati in esercitazioni grafiche, di composizione, sull’uso dei materiali (tavola e colori), al fine di acquisire le abilità tecniche di base del linguaggio pittorico e simbolico dell’icona. Hanno scoperto in modo particolare il valore del calco per il lavoro iconografico. Non si tratta infatti di un semplice ricalco fine a se stesso, ma di un esercizio chiave per imparare il segno funzionale all’icona. Qui a Seriate il maestro del calco è stato il professor Ovčinnikov che, essendo un grande restauratore presso il Centro Grabar di Mosca, ha avuto modo di restaurare le icone più belle, e di conseguenza, di studiare a fondo il segno dell’icona.
L’icona è la parola di Dio, il Vangelo scritto attraverso le linee e il colore, perciò si capisce perché il segno nell’icona è un elemento essenziale. Allora, il calco vuole riprendere le linee degli antichi iconografi, riprendere le linee delle icone più belle, delle icone canoniche, dei prototipi. «Cos’è allora il nostro lavoro?» – spiega una dei maestri – «Il nostro lavoro è seguire una strada che già c’è. Il calco è un paradigma di vita: noi come cristiani seguiamo Cristo. Chi è Cristo? Cristo è la via, la verità e la vita. Lui ha indicato la strada, una strada che già c’è. Così pure il calco è una strada che già c’è. Noi dobbiamo mettere tutta la nostra umiltà e il nostro essere sopra questa strada. Naturalmente la mano è la nostra, però c’è una via da seguire, di conseguenza possiamo riprendere le linee più pesanti, più leggere, più tortuose, più faticose, più lineari ed è come percorrere la strada della vita che già è segnata».
«Il termine “calco” – spiega poi una corsista –, in lingua rumena si dice col termine Izvod che tradotto letteralmente significa “sorgente”». Ciò è significativo perché il calco in effetti è proprio l’origine, ciò da cui nasce tutto il resto. Non a caso si dice “scrivere l’icona”, perché si tratta di un continuo lavoro di ripresa di questo segno. Si tratta quindi di una sorgente che fa scaturire l’immagine di Cristo, della Madonna e dei Santi, che con la benedizione diventerà una presenza del cielo.
L’icona di Cristo Pantocratore
Il pantocratore è l’icona proposta ai corsisti del secondo anno perché è l’icona di Cristo. L’icona infatti nasce perché c’è stata l’incarnazione, altrimenti non avrebbe senso. Dio si è fatto vedere, di conseguenza è possibile incontrarlo e quindi questo soggetto viene sempre proposto ai corsisti come primo, perché è la possibilità di incontrare il Signore anche attraverso il lavoro che si fa. L’icona è un sacramentale, l’immagine è frontale, e l’iconografo si trova davanti al volto di Cristo. Si trova a tu per tu con Cristo che lo richiama continuamente al fatto che siamo fatti a immagine del Signore, e quindi alla possibilità di specchiarsi nel suo volto.
«Certo – spiegano i maestri – sappiamo che la prima icona che un iconografo dovrebbe dipingere è quella della trasfigurazione, perché lì si chiede al Signore il cambiamento, e ci si mette nelle sue mani. Però quello sull’icona del pantocratore è un lavoro propedeutico. Il fatto di recitare la preghiera dell’iconografo ogni volta che si inizia a lavorare e di cantare “non a noi, ma al tuo nome dà gloria” è un richiamo a non fermarci sulla tecnica, ma a guardare il volto di Cristo».
L’icona della madre di Dio “Annunciata” e dell’Annunciazione
Solitamente, il terzo anno viene proposto il lavoro su un’icona della Madonna con o senza bambino. Quest’anno i corsisti hanno lavorato sull’icona della Madonna “Annunciata”, ossia la Madonna dell’Annunciazione, di cui esiste una raffigurazione a mezzo busto con le mani aperte in segno di obbedienza. Anche qui si tratta di un incontro vivo con la Madonna in un momento preciso della sua vita, ossia quello in cui dice: «Eccomi, io ci sono», nel momento in cui si fida e si affida. Questa icona ci mette di fronte a questa giovane ragazza che aspettava il salvatore come tutti, e che si trova misteriosamente protagonista della storia della salvezza. Prima di lavorare sul soggetto abbiamo approfondito l’iconografia della madonna dell’annunciazione nell’arte occidentale e orientale, in particolare nei mosaici bizantini.
Per i corsi del corso di perfezionamento viene normalmente proposta un’icona delle feste, quest’anno è stata quella dell’Annunciazione con due figure in piedi e una maggiore complessità nella composizione e nella presenza dei dettagli. Anche in questo caso, l’iconografo che si appresta a scrivere l’icona deve fare i conti col soggetto raffigurato, col suo significato profondo.
Il lavoro sull’icona quindi è innanzitutto un lavoro su di sé, perché implica un incontro vivo con un volto, una presenza. La tecnica è un grande aiuto in questo senso perché conduce a momenti di silenzio, meditazione e attesa: attesa ad esempio che il colore si asciughi, attesa di mettere l’oro e di approfondire il significato sotteso a questo passaggio.
In generale, la prospettiva dell’icona è cosiddetta rovesciata, ossia il punto di fuga anziché andare verso l’infinito, viene verso di noi. E questo è proprio l’amore di Dio che viene verso l’uomo. Occorre chiedersi: che fatica devo fare per cercare il Signore? È lui invece che viene verso di noi, a noi spetta solo il compito di accoglierlo. Spiega una maestra che «nella prospettiva lineare il punto di fuga è in fondo, e tutto diventa più piccolo, nell’icona invece tutto viene verso di noi e tutto è grande allo stesso modo. La cosa interessante della prospettiva rovesciata è che anche i colori la rispecchiano. Nella prospettiva lineare man mano che si allontanano gli oggetti, i colori diventano sfumati. Nella prospettiva rovesciata invece questo non succede: il rosso ad esempio è un colore che per sua natura avanza, ma nell’icona avanza allo stesso modo il rosso dell’oggetto che si trova più avanti e il rosso dell’oggetto che si trova più indietro. Questo accade perché oltre c’è solo l’oro, cioè Dio che illumina tutto il creato. È bellissimo cogliere le cose anche nel colore, nella linea».
Piante, rocce, animali: i dettagli dell’icona
Se tutto nell’icona ha un significato, questo vale anche per quei dettagli apparentemente poco importanti, lasciati spesso per ultimi, ma che restituiscono la peculiarità di una certa raffigurazione. Basti pensare all’icona della Natività con la grotta e gli animali, o alla colonna dove Gesù venne flagellato. Dal 31 luglio al 4 agosto quindi è stato proposto un corso di approfondimento proprio su questi elementi secondari.
La tecnica proposta per realizzare rocce, piante o edifici, è la stessa della pittura delle figure umane, ma, nel caso di questi elementi, l’attenzione si focalizza sulle forme, le luci, i chiari e gli scuri. La pittura è per velature di colore: prima di tutto si realizza il disegno col nero, poi si studiano le ombre (sempre col nero del disegno), infine si applicano i colori a strati. Su tutta la superficie del disegno si dà un colore di fondo che dovrà trasparire attraverso i colori che verranno dati sopra. Per questo si procede per velature leggere e trasparenti: per dar modo ai colori che sono sotto di contribuire a creare quelli che sono sopra, e il colore finale. In questo modo c’è un’armonia, perché ogni colore non è a sé, ma viene mescolato con gli altri, rientrando nella loro composizione.
I corsisti hanno dimostrato motivazione e interesse verso il lavoro e le attività proposte. Un ringraziamento particolare va a tutti i maestri e i partecipanti.
Il video che raccoglie alcune foto dei corsi