In memoria di un maestro: Adol’f Ovčinnikov

In memoria di un maestro: Adol’f OvčinnikovLa scomparsa di Adol’f Ovčinnikov, il 15 aprile, aumenta la schiera degli amici che ci attendono dal di là. Certamente, ora per lui vedere faccia a faccia i volti santi splendenti che per tutta la vita ha raffigurato con passione e umiltà rappresenta il compimento di una lunga vita di lavoro e di dedizione – non a un mestiere ma a una vocazione: così lui ha sempre concepito la sua attività di restauratore e iconografo.

Potremmo riassumere in questo modo la sua poliedrica attività artistica, svoltasi in gran parte in epoca sovietica, in un periodo cioè in cui l’arte sacra era costretta a vivere in condizioni di semiclandestinità: recuperare l’antico linguaggio delle immagini, in gran parte perduto per l’uomo contemporaneo – il linguaggio in cui è possibile esprimere tutta la grandezza della persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio e destinata alla «deificazione», secondo il detto dei Padri: «Dio si è fatto uomo perché l’uomo potesse diventare dio».

Come mi aveva detto una volta: «Quando nel 1952 ho messo piede per la prima volta al Museo Storico e ho visto le icone dal vivo, è come se mi fosse caduto un velo dagli occhi. Ho capito che lì c’era la pittura autentica, ma anche la vita – tutto, insomma!». 

Lavori per l’installazione dell’iconostasi nella cappella di Villa Ambiveri. Al centro, A. Ovčinnikov.

Nel 1990 l’abbiamo conosciuto a Roma, in occasione della prima grande mostra di icone dai musei russi in Vaticano, e da quel momento è cominciata una storia di amicizia che non è mai venuta meno: corsi di pittura di icone per gli allievi della Scuola di Seriate, importanti restauri di icone antiche (tra cui una tavola bizantina della Madre di Dio con Bambino del XIV sec.), la realizzazione – nel 1993-94 – dell’iconostasi per la cappella della Trasfigurazione a Villa Ambiveri, stages dei maestri della Scuola presso il Centro di Restauro Grabar’ di Mosca, dove Ovčinnikov ha lavorato per oltre cinquant’anni, letteralmente fino alla fine, riportando alla luce decine e decine di antiche icone. L’ultimo incontro, a Mosca, presso il museo che ospita parte del suo colossale archivio, durante un viaggio di studio organizzato dalla Scuola iconografica di Seriate nel 2018. L’ultima telefonata, pochi mesi fa, in occasione del suo compleanno, il 19 dicembre, giorno in cui la Chiesa russa celebra uno dei santi più amati, san Nicola. 

In memoria di un maestro: Adol’f Ovčinnikov

«L’icona è un’altissima forma di preghiera», ci ha ripetuto più volte. Questo lo spingeva a studiare, indagare, conservare come un tesoro prezioso ogni frammento del linguaggio iconografico: le copie-ricostruzioni degli affreschi di molte chiese, in Russia e in Georgia, di cui ora non sono rimasti che pochi frammenti; gli studi sulla simbolica degli elementi iconici (colori, attributi di santità, ecc.); la meticolosa analisi al microscopio del «laboratorio dell’artista», per scoprire i pigmenti, le mescolanze, le successioni di strati attraverso cui, nelle varie epoche affioravano volti e sguardi attraverso la «finestra sul mistero» rappresentata dalla pittura iconica. 

Su tutto questo si potrà ritornare, per studiare, approfondire, raccogliere un’eredità tanto preziosa. Quello che emerge ora in primo piano è il suo volto assorto, indagatore e stupito, che contempla – senza più alcun velo – la Presenza a cui ha dedicato la vita.

Giovanna Parravicini

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