Una grande mostra di opere di Adol’f Ovčinnikov alla Nuova Tret’jakov

Il nostro maestro Adol’f Ovčinnikov (1931-2021) l’ha sognata a lungo, e ora eccola: la Nuova Galleria Tret’jakov di Mosca il 20 dicembre ha aperto i battenti per ospitare una grande mostra dedicata ai suoi lavori di copia e ricostruzione di antiche icone e affreschi, realizzata in collaborazione con il Centro di restauro Grabar’, dove Ovčinnikov ha lavorato tutta la vita, e l’Associazione culturale Michail Abramov. Pubblichiamo una sintesi del reportage di Julija Zajceva, e le fotografie gentilmente messe a disposizione dall’agenzia www.blagovest.info. La mostra resterà aperta fino al 14 aprile 2024.

Opere di Ovčinnikov sono già state esposte più volte in diverse sedi, ma questo nuovo progetto espositivo consente per la prima volta di vedere riunita la maggior parte dei lavori del maestro: le copie di affreschi del IX-XIII secolo delle chiese del monastero rupestre di Sabeerebi a David-Garedži, delle chiese di Ateni, Betania e Ači in Georgia; delle chiese di San Giorgio a Staraja Ladoga e della Dormizione a Meletovo. Gli organizzatori hanno ricostruito nelle sale della Tret’jakov gli spazi architettonici delle chiese, così da consentire ai visitatori di vedere gli affreschi nel loro contesto originario e ritrovare gli effetti ottici, ad esempio, delle composizioni all’interno del santuario, che seguono la curvatura dell’abside.

Una grande mostra di opere di Adol’f Ovčinnikov alla Nuova Tret’jakov

Molte parti delle antiche pitture, e talvolta anche intere composizioni copiate dall’artista oggi sono purtroppo andate irrimediabilmente perdute. I visitatori possono confrontare quanto vedono all’interno del perimetro delle chiese, con le fotografie che cingono l’esterno delle «absidi», e documentano le disastrose condizioni in cui versano gli affreschi o ciò che ne resta. Aleksandr Gormatjuk, restauratore del Centro Grabar’ e curatore della mostra, ha detto che si tratta di foto recentissime, scattate da lui circa due mesi fa. Tanto più preziosa l’eredità lasciataci da Ovčinnikov, come ha sottolineato Gormatjuk: «Possiamo vedere ciò che Adol’f Nikolaevič è riuscito a salvare. Quando parliamo di “mettere in salvo”, ci immaginiamo qualcuno che sottrae qualche oggetto prezioso alle fiamme o lo nasconde in un luogo sicuro. Ma qui è stato messo in salvo un contenuto pregno di significato, un patrimonio intellettuale e spirituale che costituisce una parte sostanziale della nostra cultura».

Sempre Gormatjuk ha chiarito in che cosa consista il metodo di copia e ricostruzione seguito da Ovčinnikov: «Inizialmente cercava di capire la struttura della pittura, di approfondire l’iconografia, di tener conto dell’energia e letteralmente delle caratteristiche della «mano» da cui nasceva ogni singola pennellata. In tal modo riusciva a penetrare in profondità in un determinato sistema pittorico e ad esservi consonante, senza mai entrare in dissonanza. Diceva sempre:

“Io non copio le linee, i colori, ma l’energia e il ritmo, cioè la dinamica secondo la quale lavorava l’artista medioevale”».

Lo storico dell’arte Levon Nersesjan, anche lui tra gli organizzatori della mostra, ha aggiunto: «Adol’f Nikolaevič riteneva che questo metodo di copia permettesse di penetrare in qualche modo nel laboratorio creativo dell’artista e addirittura di recuperare le lacune createsi, ripristinando l’intento originario del maestro».

L’idea della mostra – è stato detto all’inaugurazione – appartiene allo stesso Ovčinnikov. Infatti, l’itinerario di chiesa in chiesa che il visitatore è invitato a percorrere è anche un viaggio attraverso le varie fasi di vita dell’autore: «Siamo riusciti a riunire qui il suo patrimonio, ciò che lo stesso Ovčinnikov ha sempre considerato il dovere, il compito, la vocazione della sua vita».

Ancora Nersesjan ha detto: «Adol’f Nikolaevič è una figura importante per molte generazioni di artisti, restauratori e storici dell’arte. È stato fra coloro che hanno compiuto gesti innovativi nella cultura tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60. Ma se il valore scientifico di ciò che ha realizzato è molto importante, mi sembra ancora più importante la sua testimonianza di vita e lavoro dedicati al dialogo con l’arte medioevale. Serbare la memoria di queste persone non è meno importante del salvaguardare i monumenti, perché i monumenti sono un bene, ma lo Spirito Santo dimora nelle persone che hanno creato e conservato questi monumenti».

Oltre agli affreschi, in mostra vi sono alcune icone a cui Ovčinnikov ha lavorato come restauratore e copista. In particolare, numerose icone della Scuola di Pskov, per la quale il maestro ha sempre nutrito una particolare preferenza, a causa della sua profondità teologica e attualità artistica.

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