Un’arte che unisce: la mostra di icone al Collège des Bernardins

Un gruppo di iconografi russi ha esposto i propri lavori nella splendida aula duecentesca del Collège des Bernardins a Parigi. La mostra, intitolata «Per la vita del mondo» e organizzata dall’associazione «Artos», a cura di Sergej Čapnin e Irina Jazykova, è stata visitata nel corso di una settimana (14-20 gennaio) da oltre 1500 persone. Oltre che una manifestazione artistica, è stata anche un’importante iniziativa ecumenica, perché tra i visitatori, oltre a persone genericamente interessate alla spiritualità bizantina, vi sono state personalità di spicco del mondo ortodosso, che negli ultimi tempi in Francia è stato diviso dalle travagliate vicende dell’Esarcato russo in Europa occidentale. Sacerdoti e fedeli che – non sempre serenamente – avevano smesso di frequentarsi si sono ritrovati accanto, insieme, di fronte alle icone, reale testimonianza della «pace che viene dall’alto» e che supera tensioni e conflitti umani.

Di più, la mostra si inserisce nel programma del «Gruppo di lavoro per la riconciliazione tra Russia e Ucraina», sorto nel maggio 2018 con il contributo del Collège des Bernardins, dell’Università Cattolica e dell’Accademia Mogiliana di Kiev, e di Memorial in Russia, per creare una sorta di diplomazia alternativa, volta a far maturare nei rispettivi paesi la società civile.
Nel dicembre scorso, come ha detto nel corso della presentazione Antoine Aržakovskij, storico e codirettore del dipartimento di ricerca del Collège des Bernardins, il gruppo ha firmato un importante documento, mettendo a tema una serie di iniziative ideate proprio in quest’ottica. La mostra è tra i primi risultati della nuova piattaforma.

Madre Marija Skobcova, «S. Maria di Parigi».

Le opere esposte appartengono a una trentina di artisti, tutti di tradizione ortodossa, provenienti da Russia, Ucraina, Bielorussia, Israele, Finlandia e Francia. Si tratta in maggioranza di icone a tempera all’uovo, ma vi sono anche opere dipinte a encausto, realizzate in ceramica e in pietra artificiale, oppure intagliate nel legno.Oltre a commentare una per una le opere, Aržakovskij ha così sintetizzato il valore dell’evento dal punto di vista artistico: «Contro i cliché che caratterizzano l’arte dell’icona come una mera ripetizione di forme antiche, questa mostra rivela che la fedeltà alla tradizione bizantino-slava non è in contraddizione con l’ispirazione creativa. Queste opere testimoniano la capacità degli iconografi di discernere la presenza dell’eterno nel temporale e partecipare alle grandi sfide del presente».

Giovanna Parravicini

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