Roma: tra mondo antico e rivoluzione cristiana

Il 23-24 marzo, con la Scuola iconografica di Seriate e gli amici del Centro culturale L’umana avventura, abbiamo passeggiato in 54 per Roma, sotto un cielo smaltato di primavera, alla scoperta di uno degli snodi fondamentali della nostra storia, il passaggio dal mondo antico alla civiltà cristiana: complessi architettonici e pittorici che stanno a cavallo tra il mondo antico e gli albori della cristianità, testimonianze di come l’arte cristiana attinga all’eredità del mondo antico adottandone moltissimi elementi per trasfigurarli attraverso il nuovo simbolismo generato dalla «rivoluzione cristiana». Un processo di trasfigurazione che continua nei secoli, e a cui ogni epoca non rinuncia ad apportare un proprio contributo.
L’abbiamo constatato, in particolare, visitando Santo Stefano Rotondo: una chiesa del V secolo a pianta circolare, costituita in origine da tre cerchi concentrici che iscrivevano nella pianta circolare una croce greca, e che presenta analogie con la pianta della Rotonda (Anastasis) della basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme. A guidarci qui è stato Emanuele Gambuti, giovane esperto dell’Associazione «Pietre vive», che oltre a farci rivivere gli esordi del culto dei martiri e la presenza di papa Gregorio Magno (che qui predicò e al quale viene attribuita la cattedra tuttora conservatasi, un sedile in marmo di epoca romana), ci ha fatto gustare la devozione per i martiri – in primis il Crocifisso – sviluppata nella seconda metà del XVI secolo dai gesuiti lungo tutto il perimetro della chiesa attraverso gli affreschi del Pomarancio e gli scritti di meditazione di sant’Ignazio di Loyola riportati a fianco delle pitture.

Abbiamo inoltre avuto modo di rilevare come i patrimoni artistici e culturali di Oriente e Occidente possiedano una comune base culturale e religiosa su cui si innestano con il passar del tempo pluriformi peculiarità artistiche e culturali dettate dagli sviluppi storici, e in cui si cristallizzano lentamente quelli che saranno i «canoni» dell’iconografia cristiana. In questo senso, uno dei monumenti più straordinari dell’Alto Medioevo romano è Santa Maria Antiqua ai Fori imperiali, rimasta sepolta per secoli probabilmente in seguito a un terremoto avvenuto nell’847 e riportata alla luce nel 1900. Era collegata alla residenza imperiale e come tale rimanda all’arte aulica bizantina e ne mostra alcuni schemi pittorici. Presenta dipinti parietali che vanno dal VI all’VIII secolo, periodo nel quale era forte l’influsso artistico di Bisanzio su Roma. Qui a farci da guida è stata Maria Luigia Fobelli, docente universitaria di Roma e specialista di Santa Sofia di Costantinopoli. Questa «Cappella Sistina» dell’Alto Medioevo rivela l’estrema attualità di una problematica legata alla definizione di Dio e quindi dell’identità e del destino dell’uomo, che si esprime nelle iconografie sorgive qui conservatesi. All’uscita dai Fori, una breve visita a Santa Maria Nova, dov’è custodita l’icona mariana del VI secolo che in origine si trovava in Santa Maria Antiqua.

Sempre con la prof. Fobelli abbiamo visitato il complesso di San Clemente, sviluppatosi su tre livelli sovrapposti nel tempo (consta di due diversi edifici di culto sovrapposti, sotto i quali si sviluppano vasti sotterranei in cui si conservano i resti di alcune costruzioni romane di età imperiale e di un mitreo risalente al III secolo).
Al livello superiore c’è una delle più famose chiese medievali di Roma con lo splendido mosaico absidale di scuola romana raffigurante l’Agnello mistico con le dodici pecorelle e il Trionfo della Croce. Intorno all’altare di San Clemente papa e martire, le cui reliquie furono ritrovate in Crimea da san Cirillo e riportate a Roma (parte di esse si conserva ancor oggi nel monastero ortodosso delle Grotte di Kiev), abbiamo avuto la possibilità di celebrare la messa per l’unità dei cristiani. Così pure, abbiamo potuto venerare nella chiesa sottostante le reliquie di san Cirillo, uno dei due evangelizzatori degli slavi, morto a Roma 1150 anni fa.

La domenica mattina, visita all’Oratorio di San Silvestro nel complesso dei Santi Quattro Coronati (attualmente monastero agostiniano), affrescato nel 1248 da artisti bizantini. Si tratta di un ciclo di 11 scene pitturiche, che illustrano gli Acta Silvestri con la vita leggendaria dell’imperatore Costantino e la sua conversione attraverso la visione dei Santi Pietro e Paolo. È la riaffermazione dell’autorità papale in un momento in cui il potere imperiale minacciava la stessa istituzione del papato, ma è interessante notare come nella Chiesa l’autorità – nella sua concretezza – si basi sulla persona di Cristo, che campeggia al centro del ciclo pittorico, e degli apostoli Pietro e Paolo a cui Egli affida la sua Chiesa. Proprio a questo bellissimo ciclo di pitture si rifanno gli autori degli affreschi di San Piero a Grado (Pisa), che ci siamo recati a visitare l’anno scorso.
Da ultimo, visita a Santa Prassede, con i suoi splendidi mosaici. È una delle chiese volute da papa Pasquale I (IX sec.) per tener desto il culto dei martiri (di Prassede, sorella di Pudenziana, come lei morta martire, si dice che andasse sui luoghi del martirio dei suoi contemporanei per raccoglierne con una spugna il sangue prezioso – seme di nuovi cristiani). La ripresa del mosaico per opera di papa Pasquale è dovuto all’accoglienza di Roma agli artisti che fuggivano in quel periodo da Bisanzio in seguito alle persecuzioni iconoclaste.
La visita a Roma si è conclusa alle 12 in piazza San Pietro, dove abbiamo potuto pregare l’Angelus con il Papa e ricevere la sua benedizione.

Giovanna Parravicini

La gallery

(clic per ingrandire • Grazie a tutti i fotografi!)

 

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