Si è chiusa il 15 gennaio la mostra dedicata al Natale e altre opere dell’artista russa Elena Čerkasova, esposta nella chiesa di Santa Tat’jana presso l’Università Statale Lomonosov (MGU) di Mosca. Il pubblico italiano ha già potuto apprezzare grazie alla mostra allestita nel 2017 in Villa Ambiveri, presso la sede della Scuola iconografica, al relativo catalogo e al calendarietto da scrivania pubblicato nel 2021.
La mostra all’MGU è stata inaugurata dall’arciprete Vladimir Vigilianskij, che ha ricordato che “ogni opera artistica crea una realtà nuova, è il passaggio dal nulla all’esistenza. In queste opere, da un lato vediamo la manifestazione dell’individualità e, dall’altro, la familiarità con i canoni e l’eterno. Mi sembra che questa combinazione e questo equilibrio siano stati perfettamente osservati nell’opera di Elena Igorevna. Questa mostra ci ha portato molta gioia”.
Nata nel 1959 a Mosca, Elena Čerkasova si è diplomata all’Istituto d’arte, poi ha cominciato a dipingere quadri, ritratti, frequentando gli ambienti bohémien degli artisti della sua generazione. A 21 anni ha incontrato la fede ed è approdata alla Chiesa, ma contemporaneamente ha abbandonato la pittura (“dedicavo il mio tempo ai servizi liturgici e al cucito per la chiesa”), ma dopo diversi anni di silenzio dentro di lei è sgorgata una nuova sorgente di creatività, ora ispirata dalla fede. Una certa ingenuità del suo stile è dettata dal desiderio di rifuggire toni patetici ed edificanti nel trattare i temi eterni, rivelandone le profondità del significato.
La sua opera ripropone l’interessante problema di “cosa sia un’icona” e di come si differenzi da un quadro che propone tematiche cristiane.
“Dal punto di vista creativo – ha dichiarato l’artista – non mi attiravano né l’accuratezza né la riflessione necessarie all’iconografia, e solo dopo un po’ di tempo sono arrivata al mio attuale stile pittorico. Considero l’opportunità di creare un vero e proprio dono di Dio”.
“Le sue opere sono illustrazioni ai libri dell’Antico e del Nuovo Testamento, ai salmi, ai tropari e alle vite dei santi. Dietro tutto questo c’è un serio lavoro dell’anima e della mente, le sue realizzazioni sorprendono lo spettatore attento con la loro profondità teologica, con i guizzi inaspettati del pensiero e con soluzioni argute e audaci”, ha osservato il poeta e storico dell’arte Michail Kukin. Secondo lo studioso, si tratta di opere che rappresentano una “pittura omiletica”, dove “il compito dell’artista è quello di rivelare e informare, comunicare e trasmettere”.
(foto Comunità di S. Tat’jana)
