Natal’ja Ermakova, l’iconografa che dipinse San Tichon

È morta a Mosca lo scorso 27 settembre Natal’ja Ermakova, anziana iconografa che per più di vent’anni ha prestato la sua opera nel monastero Donskoj di Mosca. Fu lei a dipingere fra i primi l’icona del santo patriarca Tichon, canonizzato nel 1989. In molti la ricordano come una figura luminosa, integra: «Era un’iconografa non solo in atelier, ma anche nella vita», scrive l’arciprete Leonid Roldugin di Izmajlovo.

Natal’ja Ermakova iconografa Tichon

Nacque nel 1939 al confino; il padre era infatti prigioniero nei pressi di Archangel’sk in un lager dove morì poco dopo la nascita della figlia. La madre allora per guadagnarsi da vivere lasciava spesso la piccola Natal’ja da sola e per rassicurarla le ricordava che il Signore vegliava sempre su di lei, come recitava il salmo 91. Quelle parole, racconta lei stessa, furono l’intuizione, poi lasciata cadere, della presenza del Signore nella sua vita. Successivamente si sposò, ed ebbe due figli.l'iconografa Natal’ja Ermakova Tichon

Perito tecnico di formazione (partecipò, tra le altre cose, a diverse spedizioni geologiche), Natal’ja Ermakova approdò all’iconografia in età adulta, dopo essersi riavvicinata alla Chiesa, e per molto tempo collaborò col monastero Donskoj. Qui, negli anni successivi alla rivoluzione, era stato imprigionato fino alla morte e sepolto, nel 1925, il patriarca Tichon. Quando nel 1927 il monastero fu chiuso dai bolscevichi si persero le tracce delle sue spoglie, che vennero scoperte casualmente sotto le lastre di un pavimento (dov’erano state nascoste per sottrarle a possibili profanazioni) solo settant’anni dopo, durante alcuni lavori di manutenzione in seguito a un incendio. In quest’occasione Natal’ja Ermakova fu incaricata di dipingere l’icona del santo e i cicli di affreschi che ritraggono scene della sua vita.
A questo scopo l’iconografa si immerse negli scritti del patriarca, ne studiò la personalità, osservò un digiuno prima di dipingerne il volto, chiese di poter tenere con sé in atelier i suoi paramenti. «Quando la bara e i paramenti del patriarca Tichon mi furono portati in laboratorio – scrisse l’iconografa – per un giorno intero non riuscii a lavorare, rimasi seduta senza parole». L’icona, pronta dopo un solo mese di lavoro, fu esposta nella chiesa principale del monastero sopra il reliquiario. Riportava le parole che il patriarca aveva indirizzato ai fedeli durante gli anni di persecuzione: «Figlio, non deviare dal sentiero della croce inviatoci da Dio».
Attenta alla tradizione e ai canoni iconografici, Natal’ja contribuì a svilupparne di nuovi: alcune composizioni da lei elaborate, ad esempio quelle che ritraggono il patriarca che benedice coloro che vengono arrestati, sono diventate a loro volta dei  modelli, così come le immagini di nuovi martiri e confessori della Chiesa russa, tra cui la famiglia imperiale dei Romanov.Natal’ja Ermakova iconografa Tichon

Nel suo cammino di fede Natal’ja Ermakova trovò una guida in padre Aleksandr Men’. Fu proprio lui a benedire il suo desiderio di prendere lezioni di pittura di icone e in seguito, guardando uno dei suoi lavori, disse: «Ci sono ancora pittori di icone in Russia, sì, ci sono».

Il video che presenta la sua figura:

 

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