Inaugurato il pannello del ladrone che rubò il paradiso

Domenica 18 febbraio è stato inaugurato nella chiesa di san Pietro in Favaro Veneto (Venezia) il pannello dedicato al buon ladrone realizzato da alcuni iconografi della scuola di Seriate. Il parroco, don Francesco Marchesi, ha benedetto l’immagine durante la celebrazione molto partecipata del mattino: «Da oggi abbiamo un amico che può aiutarci a riconoscere Dio presente accanto a noi, il buon ladrone, uno che nella vita aveva sbagliato tutto, tranne l’ultima cosa: fidarsi di Gesù».

Dopo un pranzo conviviale con la comunità parrocchiale di Favaro, gli iconografi hanno raccontato gli sviluppi del lavoro iconografico sul pannello. Da un accurato studio dei bozzetti per trovare la soluzione artistica più adeguata, alla scelta della composizione e dei colori. «Non è stato semplice, spiega Isabella, ma prima di metterci al lavoro affidavamo tutto alla preghiera, l’iconografo infatti non lavora per sé, ma a servizio della chiesa. Inoltre, è stato un lavoro comunitario, ci correggevamo a vicenda, e questo è stato molto educativo, ha approfondito la nostra fede».

Il pannello è un simil-affresco che raffigura a sinistra san Disma, il buon ladrone, ossia il primo santo della storia cristiana, colui a cui Gesù stesso promette il Paradiso. Disma viene afferrato dalla mano di Gesù che lo trae dalla morte, simboleggiata dalla montagna scura alle sue spalle, alla vita, raffigurata come un giardino verdeggiante pieno di frutti e fiori. Il gesto di Gesù richiama quello con cui trae Adamo dagli inferi. L’arcangelo Michele invita Disma, e assieme a lui anche noi, ad attraversare la porta del paradiso che è aperta. I volti di Disma e di Gesù sono pressoché identici, infatti, l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio, ma solo il paradiso realizza il pieno compimento della nostra somiglianza.

Don Francesco ha spiegato poi che la figura di San Disma può farci recuperare la portata dell’amore senza misura di Dio per la nostra vita. «Guardando il buon ladrone la misericordia di Dio potrebbe quasi sembrarci esagerata, ingiusta. Disma però per poter incontrare il volto dell’amato è dovuto salire sulla croce, e mentre l’altro ladrone sfidava Gesù a salvare se stesso, lui accetta di mettersi in discussione.

E dice: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. È la domanda di misericordia, la domanda di chi riconosce non di essere buono, ma di essere amato.

La misericordia – spiega ancora don Francesco – lo sguardo buono di un cuore rivolto alla mia miseria, come alla miseria di ogni uomo, mi sembra corrisponda alla grande domanda del nostro tempo… È vero, normalmente gli uomini non ne hanno contezza. Si tratta di una domanda silenziosa che si esprime nella forma di un’inquietudine che, anestetizzata e compressa, fatica a salire dal subconscio al livello di una coscienza viva. Eppure, per quanto repressa, la domanda di misericordia scorre come un fiume carsico sotto ciò che appare della nostra esistenza».

Il pannello realizzato dagli iconografi della scuola di Seriate è allora una preziosa occasione per mettersi in cammino assieme al buon ladrone dietro a Gesù, e per accorgersi dell’infinita misericordia di Dio anche per ciascuna delle nostre vite.

«Questo ladrone ha rubato il Paradiso – scriveva San Giovanni Crisostomo – Nessuno prima di lui ha mai sentito una simile promessa… né Abramo, né Isacco, né Giacobbe, né Mosè, né i profeti, né gli apostoli: il Ladrone entrò prima di tutti loro. Egli vide Gesù tormentato e lo adorò come se fosse nella gloria. Lo vide inchiodato a una croce e lo supplicò come fosse stato in trono. Lo vide condannato e gli chiese una grazia come a un re. O ammirabile Ladrone! Hai veduto un uomo crocifisso e lo proclamasti Dio!».

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